zorro

da Il Piccolo, 02.07.2021

Luigi Murciano / GRADISCA Quando un match non andava per il verso giusto, era solito allargare le braccia e levare gli occhi al cielo, magari urlando là un "ostia" di rabbia. Ma mai di rassegnazione.No, non riusciamo proprio ad immaginarci Giuliano Zoratti che accetta di perdere una partita. Tantomeno l'ultima. Il calcio regionale da ieri è più povero: a pochi giorni dai 74 anni e dopo una lunga lotta con la malattia, si è spento uno dei signori del pallone di casa di nostra.Originario di Tarcento, classe '47, Zoratti lascia la moglie Maria Grazia e due figli. Uomo verticale, uomo trasversale: rispettato, amato e vincente nella Venezia Giulia come in Friuli; al Nord come al Sud; fra i professionisti come fra i dilettanti. "Zorro" colpiva sin dal primo impatto per la signorilità ed educazione, per l'autorevolezza delle sue idee. Due occhi azzurri come il cielo terso d'agosto, quello che - assieme al profumo dell'erba tagliata - segna sempre l'inizio di una nuova avventura in panchina.E quante ne ha vissute di avventure. Ex centrocampista di Udinese e Pro Gorizia, inizia da tecnico nel capoluogo isontino. Da qui il primo salto: Massimo Giacomini lo vuole come vice all'Udinese nella storica cavalcata-lampo dalla C alla A alla fine degli anni '70. Zoratti sarà il suo "secondo" in diverse esperienze: Milan, Torino, Napoli e Triestina negli anni '80. Poi cammina da solo in terza serie: la Pro Vercelli, la Massese. Con gli alabardati le strade si incrociano nuovamente nel '91-'92, stavolta da capo allenatore e con un buon sesto posto in C: Panero miglior realizzatore, Danelutti il più impiegato. E ancora Livorno, Reggina - capolavoro, la promozione in B - Avellino, Alessandria, Juve Stabia, Novara. Su e giù per lo Stivale. Una vita gratificante, ma anche logorante, che lo porta alla scelta di vita di riavvicinarsi a casa. A dedicarsi ai dilettanti, ai giovani. Al tecnico si affianca l'insegnante. Severo ma anche affettuoso: al martedi, alla ripresa degli allenamenti, paste per tutti. Ma solo se la domenica la squadra non aveva preso gol...L'inizio alla Cormonese è choc: la società svanisce e si ritrova persino a lavare le divise ai giocatori. Poi il colpo di fulmine che diventa storia d'amore in più atti: quella con l'Itala San Marco in D. Dal 2001 al 2003 getta le basi dei successi a Gradisca; dal 2006 al 2010, rientrato dalle stagioni a Gorizia e Jesolo, scrive la favola del salto fra i professionisti, centrando poi due clamorose salvezze della cittadina isontina nel calcio dei giganti. Dopo la dolorosa rinuncia alla C, ha il coraggio di rimanere fra le macerie: rivince subito l'Eccellenza. Impresa che ripeterà portando in D il Monfalcone. Dopo Lumignacco, chiude al "Colaussi" la carriera, accettando di dare una mano al "suo" club in Promozione e festeggiando le 350 panchine biancoblù. Ma forse quello era un pallone in cui non si riconosceva più.Ieri tutti i suoi club ed ex calciatori lo hanno ricordato. Il più commosso è l'ex patron dell'Itala, Franco Bonanno. «Con "Zorro" scritte pagine memorabili. Un onore poter chiamare amico un simile gentiluomo. Ci ha insegnato molto. Amavo dirgli che era il mio Ferguson». E un Sir, in effetti, Zoratti lo era per davvero. Esequie martedi alle 10.30 a Tarcento. --